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Se l'immaginazione del nostro secolo ha prediletto i fertili suggerimenti della fisica, della chimica e della cibernetica, non sono mancati tuttavia i malinconici visitatori di cimiteri, decifratori di epitaffi e pergamene alchemiche, tardivi alunni del grande Ermete Trismegisto. È il caso dell'austriaco Gustav Meyrink, autore del romanzo Il Golem e delle tre fantasie qui scelte da Borges: tre randonnées conturbanti lungo l'orlo d'ombra evanescente e infestato che divide per alcuni la realtà dall'irrealtà, il mondo dei vivi da quello dei morti, e li fa entrambi vani, irreali e atroci.